Il tatto rappresenta il primo senso che si sviluppa già in epoca fetale a partire dalla 7ª settimana di gestazione a livello della bocca fino a completarsi in 15ª settimana a livello di tutto il corpo (Righetti 2003).

Attraverso la pelle i piccoli iniziano a conoscere ed esplorare se stessi ed il mondo che li circonda: l’utero materno prima, l’ambiente esterno una volta nati.

La pelle rappresenta quindi il primo mezzo di comunicazione e le esperienze tattili consentono al bambino di percepire il calore, le emozioni, il contenimento, che gli offre chi lo sorregge soddisfacendo in tal modo quelli che sono i bisogni primordiali.

Famosi sono gli studi sul bonding (attaccamento genitore- bambino) dello psicologo John Bowlby iniziati nel lontano 1965, che dimostravano come realizzando due modelli artificiali di mamma scimpanzé una “calda” e con pelo soffice, ma senza latte, ed una “fredda” di metallo, ma con il latte, il cucciolo di scimpanzé amasse trascorrere tutto il suo tempo con la mamma “calda” e bere velocemente il latte dalla mamma “fredda” provvista di latte, prediligendo in questo modo il tempo riservato all’accoglienza rispetto al tempo dedicato al cibo.

Viene quindi da sé pensare che qualsiasi tocco buono, che può andare dall’abbraccio al semplice appoggio delle mani ad un più elaborato massaggio, ha per chi lo riceve (ma non solo!!) innumerevoli benefici.

Vediamone qualcuno:

  • Interazione: favorire un attaccamento sicuro, l’empatia e la capacità di comunicazione prima della comparsa del linguaggio verbale; attivazione di tutti i sensi, amore e pazienza.

  • Stimolazione psico-fisica: benefici su sistema ormonale, immunitario, digerente, respiratorio, cardiocircolatorio; favorisce lo sviluppo psicomotorio, la coordinazione e l’integrazione sensoriale.

  • Sollievo: aiuta la risoluzione di coliche e stipsi (esiste una sequenza di massaggio specifica a tale scopo), tensione psicofisica, disagi della dentizione, irritazione della pelle (grazie all’olio di mandorle utilizzato nei massaggi). Ne consegue una riduzione nell’uso dei farmaci.

  • Rilassamento: miglioramento del sonno; riduce gli ormoni dello stress; sviluppa la capacità ad auto consolarsi; riduce l’iperattività.

Come si accennava i benefici non sono solo per il piccolo che riceve il massaggio.

Benefici per i genitori: la migliore comprensione del proprio bambino; miglioramento delle competenze genitoriali e dell’autostima; possibilità di confronto con altri genitori per la risoluzione delle piccole problematiche quotidiane (fondamentale dopo il massaggio vero e proprio e’ il tempo dedicato alla discussione di varie tematiche); rilassamento ed in particolare per le mamme riduzione della depressione post-partum e stimolazione della lattazione.

Benefici per la famiglia: coinvolgimento dei fratelli (spesso i maggiori desiderano massaggiare i più piccoli su imitazione dei genitori); riduzione della gelosia e dei conflitti familiare, ambiente più tranquillo, coinvolgimento nelle famiglie allargate.

 

Il massaggio infantile, come oggi lo conosciamo, ha in realtà radici profonde nell’antica tradizione indiana. La prima a diffondere tali conoscenze nel mondo occidentale fu intorno agli anni ’70 l’insegnante di yoga statunitense Vimala McClure, che a seguito di un lungo periodo trascorso in terra indiana all’interno di un orfanotrofio aveva appreso quest’ arte antica.

Unita ad elementi di yoga, riflessologia e massaggio svedese è nata oltre trent’anni fa la sequenza di massaggio infantile, che viene insegnata allo stesso modo a tutti i genitori del mondo dagli insegnanti della Onlus IAIM (in Italia AIMI) con lo scopo non solo di favorire la genitorialità, ma anche con la visione ultima di far crescere in ognuno di noi quel seme che predispone al rispetto, all’accoglienza, alla non violenza che tanto serve al mondo di oggi (benefici per la società).

Dott.ssa Carol Murachelli, Medico Chirurgo specialista in Pediatra

Bibliografia

McClure, V. (1979, nuova edizione 2000). Massaggio al bambino messaggio d’amore. Manuale pratico di massaggio infantile per genitori.

Righetti, P.L. (2003). Elementi di psicologia prenatale.

Magi, Roma Bowlby, J. (1969). Attaccamento e perdita, vol 1. L’attaccamento alla madre. Tr. It. Boringhieri, Torino 1972

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